LA DIPENDENZA AFFETTIVA E IL LOVE ADDICTION GROUP





Cosa significa essere innamorati nella società contemporanea? Quando l’amore ci esalta e ci arricchisce, e quando invece ci depriva e ci avvilisce?


Secondo Giddens “L’amore cresce soltanto nella misura in cui aumenta il grado di intimità e ciascuno dei partner appare disponibile, non solo a rivelare all’altro le proprie preoccupazioni ed i propri bisogni, ma anche ad essere vulnerabile nei suoi confronti”1.


Sternberg aggiunge all’intimità, altre due componenti, per la costruzione di quello che chiama “il triangolo dell’amore perfetto”. Si tratta della passione, ovvero l’intenso desiderio di unirsi all’altra persona, e dell’impegno, ossia la scelta e la volontà di far durare una relazione attraverso una decisione presa congiuntamente2.




Tutto questo, ovviamente, è possibile in un rapporto caratterizzato dalla reciprocità, da un sostanziale equilibrio di poteri, in cui il bilancio dare/avere è pressoché paritario.



Questo scambio equilibrato non sussiste purtroppo all’interno delle relazioni dipendenti: secondo Giusti e Pitrone, in questo contesto, “i partner sono legati da un contratto inconsapevole in base al quale l’uno deve prodigarsi in cure e aiuti inesauribili, senza pretendere nulla in cambio, mentre l’altro deve solo godere delle cure e non far ricorso alle proprie forze”3.

Una profonda mancanza di autostima condanna infatti i dipendenti affettivi a cercare sempre di compiacere l’altro, fino ad arrivare ad un vero e proprio annullamento di sé, ad una “morte della propria individualità”.

Il desiderio spasmodico di dimostrare di essere abbastanza coincide in realtà anche con un tentativo inconscio di manipolare il partner, di diventare insostituibile per lui/lei; l’intento è quello di tenerlo/a legato/a in modo indissolubile, attraverso attenzioni, abnegazione e sacrifici che nascondono in realtà intenzioni ben poco altruistiche.


Da dove origina questo esasperato timore della perdita e dell'abbandono?


Gli stessi autori danno risposta al nostro quesito: “La mancanza di fiducia in se stessi, l’abbiamo già detto, non può che esercitare un influsso profondamente negativo sulle relazioni e sulla vita di coppia [...] l’insicurezza ha radici lontane, che risalgono all’infanzia, al rapporto con i genitori: il meccanismo che è alla base spesso è la paura dell’abbandono, della separazione, della solitudine4.

In altri termini, da adulti si tende a riproporre quei legami che somigliano nella loro struttura, a quelli di cui si è fatta esperienza da piccoli5.

Ma è possibile per un dipendente affettivo operare un riapprendimento relazionale per poter godere delle gioie dell’amore “sano”? 

La risposta è sì: ci si può avvalere di diversi strumenti riparativi per compiere un’evoluzione personale in grado di assicurarci la capacità di amare in modo funzionale; l’assunto di base è lo sviluppo della reale convinzione di meritare amore, di poter destare naturalmente la cura e l’interesse dell’altro (senza dover “strafare”). 

Questo nuovo convincimento (che ovviamente non si limiterà alla sola consapevolezza cognitiva di meritare amore, spesso già presente, ma riguarderà invece il “sentirsi” amabili a livello emotivo), sarà sufficiente a contrastare l’insorgere di possibili fantasmi abbandonici (che inevitabilmente, talvolta, si riaffacceranno perché insiti nel nostro imprinting originario). 

Attraverso la frequenza di un gruppo tematico, per esempio, è possibile acquisire una consapevolezza rispetto a quei comportamenti automatici che si mettono in atto per tenere legato il proprio partner ad ogni costo, o per controllarlo e sedare in tal modo la propria ansia. 

E’ possibile, allo stesso tempo, grazie alla condivisione con gli altri, al calore e alla solidarietà ricevuti, sviluppare a poco a poco un amore di sé che porterà ad accettare benevolmente il proprio bisogno di dipendenza (derivante da quello non pienamente appagato durate l’infanzia) e a iniziare a prendersi cura di sé e della propria vita, convogliando verso il proprio io tutto quel tempo, cure ed energie, fino ad allora profuse in maniera quasi complulsiva nel tentavivo disperato di conquistare l'altrao (quello che Mara Selvini Palazzoli, chiama hybris6,).

L'accettazione di questa antica dipendenza e della propria "parte ferita” è molto importante, perchè propedeutica al futuro cambiamento. Paradossalmente solo accettando I propri limiti è infatti possibile superarli.


All’interno del L.A.G. (Love Addiction Group), incontro dopo incontro, osserviamo i passi di chi, coraggiosamente, percorre questa strada, alla ricerca di un nuovo modo di amare, con la speranza di poter dire un giorno: io so amare da morire, ma non morirò più d’amore!

Dove e quando


Gli incontri del gruppo L.A.G. si tengono due lunedì dì al mese, dalle 20.30 alle 22.30, in Via dei Conti di Tuscolo, 5.


Contributo di partecipazione


La partecipazione al gruppo prevede un contributo di partecipazione di €20 ad incontro.


Conduttori 

Michaela Sbarra: counselor professionista specializzata in Dipendenza affettiva e counseling di coppia


Ilario Pisanu: counselor professionista e coach, laureato in Psicologia e Practitioner in PNL


Informazioni e contatti:

Per informazioni e contatti è possibile telefonare al 347 7805867 o inviare un’e-mail a: gadabis@gmail.com o visitare il blog: http://dipendenzaffettivaroma.blogspot.com/



Bibliografia


Attili G., (2004), Attaccamento e amore, Bologna, Il Mulino.

Giddens A., (1995), La trasformazione dell’intimità, Bologna, il Mulino.

Giusti E., Pitrone A., (2004), Essere insieme, Roma, Sovera.

Giusti E. , Bianchi E., (2012), Evolvere rimanendo insieme, Roma, Sovera.

Selvini Palazzoli M., (1975) Paradosso e controparadosso, Milano, Cortina.

Note 

1 Giddens,1995.

2 Giusti, Bianchi, 2012.

3 Giusti, Pitrone, 2004.

4 Ivi.

5 Attili, 2004.

6Selvini Palazzoli, 1975

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